Letture d'agosto: "Sirēnae una fiaba elbana", racconto di Angela Iannarelli.
La protagonista del racconto di oggi è una creatura mitologica, che ha affascinato per milgiaia di anni tutte le popolazioni del mediterraneo: una sirena, preoccupata per quello che l'uomo sta facendo al suo mare. Ringraziamo Angela Iannarelli, un'amica della nostra Community, che l'ha scritta per noi
“Pregava stanco gli Dei Giasone. Pregava per sé e per i suoi compagni. Navigavano da tanto ormai senza sosta. E mentre pregava vide un bagliore. Terra. Un lembo di terra. Ciottoli bianchissimi riflettevano i raggi solari come pietre preziose. Attratti da quella luce Giasone e gli eroi che lo avevano seguito nella ricerca del vello d’oro approdarono su questa piccola spiaggia lungo le coste di Ethalia che chiamarono Argon in onore della loro nave ma nel toccare il suolo le gocce di sudore degli Argonauti macchiarono per sempre il bianco immacolato di quelle pietre per ricordare agli uomini che su quei sassi avevano camminato eroi e semidei.”
Così è stato tramandato. Questo è quello che poeti e storici hanno voluto ricordare. Ma loro non c’erano. Videro me addormentata sulla spiaggia videro il bagliore della mia pelle lucente e delle mie ali maestose. Fu un mio errore, dettato dall’arroganza di chi per millenni aveva dimorato nel Mondo e su quest’isola, la MIA isola, sfuggendo allo sguardo crudele e aggressivo degli uomini. Le creature come me spaventano gli umani e infatti ne incontriamo solo alcuni – a volte - selezionati per intelligenza e ambizione oppure solo per curiosità Avevo sorvolato lungo la costa Nord e pescato tuffandomi nelle acque limpide per tutta la notte così mi ero lasciata andare al tepore del sole cullata dallo sciabordio a riva. Quel tratto di spiaggia così candido era tra i miei luoghi preferiti. E non ho avvertito la presenza della nave né dei suoi marinai fino a quando non mi si sono scagliati contro. È il mio sangue quello che ha macchiato per sempre il bianco delle pietre della mia spiaggia. Gli uomini distruggono ciò che non capiscono ciò che non conoscono e di cui hanno istintivamente paura. Il Diverso l’alieno l’altro da sé diventa dunque il Mostro il Pericolo da distruggere, il Male. Sono una creatura immortale. Non potevano uccidermi ma ferirmi mutilarmi costringermi alla fuga per non essere a mia volta costretta a distruggerli questo era loro potere. Neppure hanno compreso che avrei potuto annientarli tutti e che ho scelto di lasciarli vivere per pietà.
Io da allora vivo nascosta nel ventre dell’isola. Di quest’isola sono il Respiro. Sono la Madre, sono la Radice.
La mia voce silenziosa il mio canto impercettibile ne è la Vita, è ciò che tutto fa fiorire e che tutto rende incanto. Il mio canto è il filo con cui tesso la rete che cattura per sempre i cuori dei viaggiatori e che riempie di nostalgia la loro mente richiamando il ricordo di tutto ciò che di bello la mia Elba offre. Non solo le spiagge non solo la trasparenza del mare i suoi colori il suo profumo e le rocce cangianti e le miniere ricche di tesori nascosti. Ciò che io infondo nella loro mente è una promessa di felicità e leggerezza che sempre li legherà a me e a me li richiamerà. Mortali ne ho incontrati pochi pur segnando il Destino di molti. Come l’Imperatore che ho ospitato nel suo esilio o lo scrittore che ha trasformato la mia prigionia volontaria nella storia di riscatto e vendetta più bella mai scritta. Ho accolto l’infelice Principessa Alba e il suo cavaliere in nome della dea Afrodite ed ancora ne ascolto le grida. Ho seguito le navi di pirati e di corsari sanguinari. Ho “rubato” i canarini spagnoli per un mio capriccio e ne ho popolato l’isola per rendere ancora più suggestivo il mio canto.
E potrei continuare ancora e ancora in un elenco infinito. Il mio Tempo su questo mondo sta finendo perché a questo mondo resta poco tempo. I mortali sono riusciti ad annientare la Bellezza del creato e distruggendolo a decretare la loro stessa fine.
Per secoli ho osservato quello che chiamate Progresso fare a pezzi la vostra e nostra stessa casa. Non ci sono più eroi né Dei. Il mare è il tempio dello scempio.
E i nuovi Templi sono fatti di plastica. Nel mio scrigno aspetto e fino ad allora mi lascerò cullare da questo mare dove ho vissuto e visto la Terra nascere e prosperare dalla sua creazione ad oggi. Sento a volte il pianto delle mie sorelle giungere fino a me trasportato dai venti, quei venti che dominiamo e di cui siamo state padrone quando gli uomini credevano che soffiassimo contro le loro vele per farli naufragare e banchettare con le loro carni. Mi hanno sempre fatto sorridere le leggende legate alla nostra esistenza.
Σειρῆνες, Sirenes o Sirēnae demoni metà uccello o metà pesce. Creature dell’aria o dell’acqua. Vergini bellissime o meretrici divoratrici di umani sedotti dal nostro canto o soggiogati dalla nostra avvenenza. Ispiratrici di poeti accompagnatrici delle anime dei defunti nell’aldilà o fanciulle bellissime vittime di tragiche storie d’Amore.
Tutto quanto scritto e narrato su di noi è vero e falso allo stesso tempo.
Angeli e Demoni perché diverse come diversi sono gli uomini. Non tutti eroi non tutti santi non tutti carnefici. Siamo cadute su questo mondo quando era ancora un Paradiso Terrestre e nessun umano ne calpestava il suolo. Abbiamo visto ogni sorta di creatura vivere e morire sorgere ed estinguersi e la Terra restare di una immutabile infinita bellezza. Fino alla comparsa della specie più pericolosa : gli esseri umani. Nati dal fango e fatti di fango e sterco hanno dominato ogni altra specie e ridotto al silenzio persino noi Immortali di cui subiscono il fascino dalla notte dei tempi e da cui noi stessi siamo a nostra volta soggiogati. In una danza oscura e inarrestabile. Avremmo potuto scegliere di tornare tra quelle stelle da cui siamo cadute ma nulla sembra ormai avere più valore per noi di questo mondo di cui osserviamo le sorti. Legate alle acque da cui traiamo nutrimento e forza, ai mari che abitiamo da millenni e che inutilmente cerchiamo di salvare dalla ferocia distruttiva degli uomini non potremmo essere altro ormai se non le creature mitologiche che la fantasia degli umani ci ha reso. Ma cosa importa? Abbiamo scelto la Terra e l’azzurro dei cieli che si rispecchia nelle acque che la avvolgono come nostra dimora e nessun altro Mondo potrebbe sostituire questi profumi che fanno ormai parte del nostro stesso essere. Sono una Sirena. Sono una delle Immortali. Il mio nome è Lìgeia. Sentirai il mio nome soffiato dal vento ogni volta che starai navigando verso la mia Ilva verso la mia Aethalia verso la mia Elba dove il mare racchiude tutta la mia essenza.