TORNANDO A ESSERE PIETRA: UN DIALOGO CON ALFREDO GIOVENTÙ.
La nostra chiacchierata con Alfredo Gioventù, l'artista della ceramica cui Acqua dell'Elba dedicherà una mostra a Portoferraio dal 17 al 23 agosto, si è aperta e chiusa con la citazione del più marino fra i capolavori di Shakespeare: "La Tempesta". In mezzo, letteralmente, un mare di racconti, di suggestioni e di incontri che cerchiamo qui di condividere con voi. La partenza di tutto è stato il titolo della mostra "Tornando a Essere pietra". Il titolo è particolarmente suggestivo e racchiude non soltanto il soggetto principale della creazione artistica di Gioventù, che da sempre raffigura in forme sempre nuove e mutevoli i sassi del suo mare, ma che ne descrive la natura.
I suoi lavori non sono soltanto riproduzioni di sassi, ma sono realizzati "nella stessa materia di cui sono fatti i sassi", parafrasando le ultime parole del mago Prospero, protagonista del capolavoro shakespeariano. "All'inizio della mia carriera" ci racconta Gioventù "ero convinto di limitarmi a imitare le pietre, e in un certo senso lo facevo, cercando di riprodurre con il mio lavoro di ceramista i sassi levigati dal mare che incontravo nelle mie passeggiate sulla battigia di Sestri Levante, il paese dove sono nato. La consapevolezza di poter dare un significato nuovo e artistico al mio lavoro è venuta a metà degli anni ottanta. Il Comune di Sestri Levante mi commissionò la realizzazione di un souvenir per i bambini dei minatori gallesi, che allora stavano facendo uno sciopero durissimo, ospitati per una breve vacanza nelle strutture del paese. Per loro ho creato un sasso fatto di ceramica, al cui interno ho incastonato un vetro cui il calore del forno aveva dato il colore dell'acqua: vedere gli occhi divertiti ed emozionati dei bambini cui consegnavo questa goccia di acqua invitandoli a portarla a casa senza rovesciarla mi ha fatto scoprire la potenza comunicativa che il mio lavoro poteva avere. Una potenza che ho continuato a sviluppare, sperimentando tecnologicamente un materiale di gres porcellanato che avesse la consistenza e il colore dei sassi. Il designer milanese Ugo la Pietra, docente dell'Accademia di Belle Arti di Brera, ravvisò nel mio lavoro la concretizzazione della sua teoria secondo cui i territori culturali omogenei erano in grado di esprimere un tessuto artistico coerente: con il mio materiale avevo catturato il genius loci."
All'interno di questa sua ricerca, come si colloca la mostra che presenterà all'Isola d'Elba?
"Con l'isola ho un rapporto privilegiato, il suo essere nello stesso tempo un luogo di mare e di avere una ricchezza mineraria invidiabile ne fa un luogo di elezione per la mia poetica. Per esempio, a Sant'Andrea ho trovato questi meravigliosi cristalli di ortoclavio che sono quelli che, disgregandosi, danno vita al caolino che praticamente è l'argilla, elemento di base per l'attività di ogni ceramista. Cuocendola e ridandole la forma dell'ortoclavio non faccio che riportare l'argilla alla sua essenza primordiale, facendola tornare, appunto, a essere pietra."
Interessante la teoria del genius loci, ma a sentirla parlare sembra che lei cerchi anche di trovare l'anima all'interno della materia...
"Questa è stata una disquisizione che ho avuto a lungo quando ho collaborato con Enzo Bianchi, il priore di Bose, per la realizzazione di un'opera che ora è nel suo monastero: "la terra, l'acqua, il cielo e il lavoro dell'uomo". Lui insisteva perché nei bicchieri che compongono l'opera si intravedesse il pollice umano perché: "Trasformare la materia attraverso le mani dell'uomo è un modo in cui Dio dà l'anima alle cose", mi diceva. Io sostenevo che in qualche modo la materia stessa ha un'anima che il lavoro dell'uomo deve cercare di far emergere."
Un atteggiamento simile a quello degli antichi alchimisti, che cercavano di arrivare all'essenza delle cose attraverso gli strumenti che, guarda caso, utilizzavano anche gli artigiani profumieri della toscana...
"E infatti torniamo a parlare di genius loci, di specificità artistiche e artigianali che ha ogni singolo territorio. Io sull'Elba ho trovato un terreno di gioco infinito, fra minerali e mare, e in Acqua dell'Elba un complice con cui con divido alcuni valori essenziali. L'artigianalità come valorizzazione del lavoro manuale, la ricerca intesa come impegno quotidiano...e il mare, ovviamente."
Ecco, il mare: sicuramente una fonte di ispirazione per le sue opere, ma che altro rappresenta per lei?
"Il mare è quel posto dove si intravede l'infinito, e che comunque ha un confine rappresentato dalla battigia. La battigia è allo stesso tempo un punto di arrivo un punto di partenza, il luogo dove la bellezza del mare si palesa agli uomini come un dono, come i sassi levigati che ispirano il mio lavoro, o i legni trasformati in scultura dal moto delle onde e dall'energia del mare. L'energia del mare ha sicuramente a che fare col mio lavoro, che è un costante tentativo di trasformare le cose con un'energia incessante. E poi il mare è il posto dove, fin da bambino, ho avuto modo di vivere le emozioni più forti, seduto sugli scogli a guardare le onde o passeggiando sulla battigia in cerca di oggetti capaci di ispirarmi ogni giorno qualcosa di nuovo."
Torniamo a parlare di essenza: qual è la sua, l'essenza di Alfredo Gioventù?
"Non è una risposta facile da trovare in così poco tempo, ma forse pensandoci bene la mia essenza è proprio quella di muoversi in continuazione, come le onde del mare, e come queste cercare di modificare la materia con cui le mie mani entrano in contatto per trasformarla in qualcosa di nuovo e interessante, che ne faccia emergere l'anima."
Inevitabile, quindi, che questo incontro si concludesse con una citazione della canzone di Ariel, sempre dalla tempesta di Shakespeare, dove lo spiritello creativo guidato dal mago Prospero svela come si possa "subire un cambiamento dal mare, in qualcosa di ricco e singolare". Proprio come le creazioni di alfredo Gioventù, in mostra a Portoferraio dal 17 al 24 agosto presso il Centro per le Arti Visive e Figurative Telemaco Signorini. Un altro modo in cui Acqua dell'Elba intende sottolineare il suo profondo rapporto con l'arte, oltre che con il mare.
Foto Roberto Montanari